giovedì 26 marzo 2009

ZU - Carboniferous [1o TRX - Ipecac Rec - 2oo9]
Se c’è un disco italiano che meglio di tutti rappresenta le ansie e le trepidazioni di questo fine decennio, questo è Carboniferous dei romani Zu.
Non esattamente una band di debuttanti. In attivita’ dal 1997, vari album, side project e tante collaborazioni eccellenti (Eugene Chadborne, Mats Gustafson e Nobukazu Takemura vi dicono niente?) Massimo Pupillo, Luca Mai e Jacopo Battaglia sfornano il disco della “svolta” rock, che smussa gli elementi free jazz del passato per dare vita ad un noise-math-rock strumentale di rara intensita’ ed ispirazione. Chi in passato li accusava di essere troppo “cervellotici” e li preferiva in veste live, ora dovra ricredersi alla grande. Il micidiale trittico iniziale Ostia/Chlotonian/Carbon non poteva essere migliore come biglietto di presentazione. Un sound tremendamente “groovy”, massiccio, visionario e fisico, che calibra alla perfezione forma e sostanza. Mimosa Hostilis è, invece, una danza ipnotica/ossessiva spaccacervelli, mentre l’alternanza di groove e figure apocalittiche caratterizza la splendida Obsidian. La band (che annovera tra l’altro l’ottimo Giulio Favero alla chitarra) mastica di tutto, come dimostrato dal finale ed oscuro drone-ambient di Orc che chiude in bellezza un disco semplicemente sublime. Peccato solo per i vocalizzi tutto sommato inutili di Mike Patton su Soulympics (che avrei visto meglio interamente strumentale). Ma davvero è l’unico, trascurabile difetto di un disco perfetto. Inutile fare i nomi di No Means No, Lighting Bolt e Don Caballero per trovare improbabili e fuorvianti punti di contatto. Se gia’ nel 2008 l’avant-rock italiano aveva brillato per un’uscita come Morto dei Morkobot, questo gia’ ricco 2009 consegna alla storia una band ed un lavoro immensi che speriamo possano avere il giusto riconoscimento. Da ricordare che Carboniferous esce sulla Ipecac di Mike Patton,a dimostrazione che i nostri non scherzano affatto.
[Marcello Semeraro]