mercoledì 10 dicembre 2008

DEATH IN JUNE - The Rule of Thirds - [13 TrX CD - NER- 2oo8]
Come molti altri protagonisti di primissimo piano del post punk (vedi il discorso Cure), anche Douglas Pearce soffre da tempo di quel medesimo offuscamento compositivo - piuttosto
comune, comprensibile, banale. Ovviamente questo non impedisce nemmeno a lui di azzeccare di tanto in tanto un brano di buona fattura, cosa che è anche mestiere e non solo talento; del resto, dal punk marxista dei Crisis [che guidava col futuro DIJ / Sol Invictus, Tony Wakeford] fino alle collaborazioni con Albin Julius e Boyd Rice il nostro le ha passate tutte, finendo per scegliere l'isolamento quando la storia cominciava a sgretolarsi. Rifuggire le lusinghe dell'industria senza mai abbandonarla davvero, dando anzi ai seguaci prove della sua tormentata esistenza a cadenza più o meno regolare. Se rida o pianga dietro quella maschera è ormai cosa difficile (e inutile) da dire. Pur vero che non di soli capolavori vive l'uomo, ma anche di aurea mediocritas; resta il fatto che questa nuova apparizione del marchio Death in June deve vedersela con quell' All Pigs Must Die, di 7 anni fa, perdendoci nettamente al confronto. Due fattori principali mi sento tuttavia di fornire come attenuanti generiche: prima di tutto la non secondaria rilevanza di un autore che il genere in questione (ormai in mano a cani e porci) lo conosce bene, semplicemente per averlo inventato. In secondo luogo il realismo disperato che può trasmettere solo chi non ha altra scelta che portare in scena il proprio dramma, o solitudine o vera e propria reclusione. Già The Glass Coffin è chiarificatrice di quello che succederà: suono spoglio - solo una chitarra acustica ad accompagnare il cantato, mentre sono ridotte al minimo le intromissioni industriali/ambientali e i samples. Dal suo piccolo mondo antico, Mr P. sembra forse guardare forse a Rose Clouds of Holocaust, senza però riuscire a donare al nuovo capitolo molta di quella stessa bellezza. Scorrono così, secondo la prassi, queste nuove elegie - arroccate in tutta l'amarezza di cui solo lui è capace, la stessa che pervade anche la bella My Rhine Atrocity. Forse, non cercando nemmeno più le forti emozioni di un tempo. Anche perchè lontane, ormai appartenenti ad un'altra vita. Resta Last Europa Kiss. Appunto.