lunedì 8 dicembre 2008

BACHI DA PIETRA - Tarlo terzo [11 TrX CD - 44'.1o'' - Wallace Records - 2oo8] Continuano a scolpire nel rumore il loro suono secco di "legni vuoti e pieni" i Bachi da Pietra. Si portano dietro l'eredità di un grande gruppo del passato recente, i Madrigali Magri [3 dischi - Lische, Negarville, Malacarne - uno più bello dell'altro.] - cuore dei quali proprio Giovanni Succi. Alla sua chitarra - e suo parlato/sussurrato, si affianca come contraltare ideale, l'instancabile Bruno Dorella [fu-Wolfango e attualmente sempre in pista anche con OvO e Ronin] alle percussioni (pardon, "doppia pelle e metallo"). "Tarlo terzo" è un disco fatto di suoni caldi e impastati. Implosioni. Screziato da piccole increspature e riverberi che recano le impronte digitali degli autori, senza possibilità d'errore. Mestiere che paghi per fare, Per la scala del solaio, Seme nero, Lui verrà, Andata... - ecco altre canzoni (sì, una volta tanto è il caso di dirlo) che chiedono (e ottengono) attenzione in un niente; logico compimento di un percorso appassionato, da parte di uno di quei rari gruppi che da queste parti ancora sembra non aver perso ispirazione o cura della propria musica. Iniziano con Servo, che mi fa pensare a Die Interimsliebenden degli Einstürzende riarrangiata dagli Swordfishtrombones di Tom Waits; per il resto il solito incubo blues cittadino e ballate a tinte scure, sempre falcidiate da fruscii e silenzi ansiogeni. Ma con alcune novità di rilievo (I Suoi Brillanti Anni Ottanta, ad esempio). Così il Loro lavoro migliore, "Non io", ha trovato chi lo segue di poco, pochissimo.