venerdì 14 novembre 2008

THE CURE - 4:13 Dream [13 TRX CD - Suretone Records/ Geffen - 2oo8] Sempre azzardato rivedere le vecchie fiamme, e se avete superato la maggiore età dovreste saperlo. A che scopo? Rievocare i vecchi tempi? Cercare qualcuno che non esiste più? Scoprire che quel meraviglioso ideale, la madeleine che riportava ai primi ardori, ha ormai perso del tutto il suo fascino? Ecco: ritrovare addirittura il primo amore, col loro nuovo album, mi è sembrato nient'altro che questo. E dire che sono ancora più vividi che mai un paio di inverni freddissimi metà '90 con i Loro VHS comprati sotto natale e visti a ripetizione... quello di Show, le raccolte dei videoclip (e i filmati tra un clip e l'altro) ...a sognare l'Inghilterra primi '80, la LORO Inghilterra , manco ci fossimo stati davvero, come le ragazze di Mike Leigh. E poi, tutto il resto. Le raccolte dei testi - parola per parola - per anni - a memoria, le foto ai muri, le copertine, le b-sides, le loro prime canzoni rifatte con gli amici in cantina, i pantaloni neri stretti, le interviste su Videomusic, un mare di ricordi di Flanger e 4/4...dediche di loro testi a ragazze che ascoltavano al massimo Eros(sse) e Take That... lasciamo perdere. Insomma, ecco il nostro incontro. Neanche il tempo di salutarsi che si va sul nostalgico senza troppi convenevoli, con quei giri spudoratamente memori di Disintegration. E già pensi "non cambierà mai". Che è successo dopo? Niente che non sappiate già. Idee davvero esili fin dai titoli (Scream, The Perfect Boy, Only one, It's Over) e concetti già espressi miliardi di altre volte. Non conterete gli "She Said..." e quel tipico gigioneggiare - davvero eccessivo per i miei gusti, almeno quindici anni dopo. Così sono arrivato a Switch senza nemmeno accorgermene, la nostra serata insieme è quasi finita... che ci siamo detti finora?... Saremo cambiati entrambi, ma rivisti in concerto, lo scorso febbraio, sono riusciti ad emozionarmi ancora. Anche se un po' meno del solito, e anche se notavo una certa freddezza nel riproporre le canzoni che tutti si aspettavano. Certo, poi a sorpresa arriva Grinding Halt (per non parlare di To wish impossible things...) e si perdona tutto, anche l'amara verità che non fanno un disco davvero degno di nota dal primo loro disco che comprai, Wish (bellissimo e largamente incompreso) e... ok, salviamo anche le tre ballate belle dell'altrimenti imbarazzante Wild Mood Swings. Ma dopo di quello, davvero, il diluvio. Il buon Porl Thompson è tornato alla base dopo una scappatella con quelle cariatidi indecenti di Page & Plant - rapato e con tanti tatuaggi di più- ma anche la sua chitarra acida e psych pare aver smarrito molta della fantasia che aveva, lasciando il posto a svolte più tamarre e contribuendo attivamente a far sciovolare il suono verso derive praticamente post-metal. Che resta da fare dunque? Volersi bene, ma frequentare altra gente. Come fanno gli adulti. Ma molto, molto a malincuore.