sabato 4 ottobre 2008


METAL
URBAIN- J'irai chier dans ton vomi [12 TRX CD -Exclaim Records - 2oo6]
Amando - di vero amore, mai del t
utto spiegabile- un gruppo come i Metal Urbain, mi è anche difficile spiegare l'emozione (assolutamente adolescenziale, chi lo nega) di quella piovosa sera parigina dell'autunno scorso, quando finalmente potetti assistere all'esecuzione di quelle canzoni dal vivo. Solo il giorno prima avevevamo visto per caso un volantino che annunciava il concerto di queste glorie locali in un club nella zona di Bastille. In effetti non sapevo bene cosa aspettarmi da un gruppo con più anni dei miei, ma di sicuro non quello che ho visto. Non oso pensare ad un ritorno del genere fatto ad opera di qualche gruppo dark/punk italico: bandana e metal zone come minimo. Forse non tutti sanno che il primo singolo mai pubblicato dalla rinomata 'indie-pop-qualcosaltro' label Rough Trade, fu proprio a firma di questi terribili parisienni. Era il 1977 e apparve 'Paris Marquis' con la sua Tour Eiffel capovolta in copertina. New Wave? Avant Punk? Synth Punk? Beh, chiedete a Loro che vuol dire. Big Black e Killing Joke ne sanno qualcosa. Eccezionalmente, e con un segno di pace -voglio rivolgermi anche a voi, O poveri indies della domenica, anzi del sabato (sera) che dopo aver fatto sparire qualche strisciolina comprata coi soldi di papà e deposta su di un cd (masterizzato) ve ne andate felicissimi a ballare in cravattina e pins alla discoteca trendy (ma, alternativa) e vi esaltate quando arrivano Yeah Yeah Yeahs e Franz Ferdinand, io vi perdono perchè non sapete quello che fate, e anche se non sareste degni di partecipare a questa mensa, cercatevi una copia delle antologie "Les Hommes Morts Sont Dangereux" o "Anarchy in Paris!" e (forse) sarete salvati. Due chitarre, niente basso, ma un synth e una drum machine sparata al limite del collasso. Riffs del dopo-Stooges e cacofonie industriali, clangori marziali e polluzioni assortite.... altro che Douce France! In un certo senso ebbe sulla mia psiche lo stesso effetto dei Joy Division: canzoni che sembravano arrivare dal niente, in cui sentivi quello che c'era stato prima (Iggy appunto, come Bowie, V.U., ecc) ...ma che allo stesso tempo erano qualcosa che con esse niente avevano a che vedere propriamente, già diventate qualcosa di nuovo ed eccitante. Poi cercate "Tokio Airport" dei Metal Boys, loro progetto parallelo. Anche Jello Biafra -cervello e cuore dei semidei Dead Kennedys, che il disco in questione l'ha prodotto- rievoca l'impatto che i MU ebbero su di lui da "teenage hippie", in una breve ma stupenda presentazione sulla loro pagina maispes . Insomma, non chiedetemi se 'Hello Hello' o 'Sinistre' valgano quanto le Storiche 'Lady Coca-Cola', 'Panik', 'Hysterie Connective'.
L'amore non è questo.